"Effetto viaggio di ritorno" e mete estive preferite dagli italiani
Certo,
in periodo di crisi è più difficile pianificare le vacanze perché ci sono altre
necessità impellenti, ma è sempre bello sognare un po’. Uno studio condotto di
recente negli Stati Uniti si è concentrato in particolare sull’”effetto viaggio
di ritorno”, così è stato chiamato, dimostrando che quando si rientra nel
proprio paese dopo un soggiorno all’esterno, il tempo impiegato per il ritorno
ci sembra più breve rispetto a quello di andata. La cosa mi ha lasciato un po’
sorpreso, perché credevo che la leggera tristezza che ci prende quando torniamo
a casa, soprattutto se prima ci siamo divertiti, dovrebbe farci sembrare tutto più
lento, più noioso e invece è proprio il contrario. Si era ipotizzato che questo
effetto fosse dovuto all’acquisita familiarità con il tragitto, ma anche
cambiando i percorsi di ritorno ( a parità di tempo impiegato) resiste la
sensazione di maggior velocità. Sarà forse che ormai ci sentiamo condannati
–per così dire- al rientro e quindi facciamo di tutto per sbrigarci, oppure
potrebbe essere l’entusiasmo per la scoperta di nuovi luoghi a provocare la
sensazione che al ritorno non ci sia più niente da vedere e quindi tutto scorra
più veloce.
Le abitudini di viaggio degli italiani, comunque, anche quest’anno
sembrano improntate –e c’era da aspettarselo- al risparmio senza mezzi termini.
Si stima che per la prossima estate più del 70% di noi opterà per destinazioni
italiane, e meno del 20% si avventurerà all’estero. La meta preferita tra
giugno e settembre, resta il mare, e una percentuale assai minore preferisce
invece la montagna. Poi ci sono gli irriducibili sostenitori della città, chi
addirittura Roma, chi altre capitali europee. Regola d’oro da seguire,
qualsiasi destinazione si scelga, è non indebitarsi, questa al momento la paura
maggiore degli italiani.
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